di Redazione
Nel giorno di San Francesco, la premier richiama il dialogo come antidoto alla guerra: “Dove finisce il dialogo, germoglia la violenza. San Francesco ci insegna a parlare con tutti, anche con chi sembra un nemico”.
“Una luce di pace squarcia la tenebra della guerra. E abbiamo tutti il dovere di fare quanto è nelle nostre possibilità affinché questa preziosa e fragile opportunità abbia successo.” Dal sagrato della Basilica di San Francesco, ad Assisi, Giorgia Meloni ha scelto di aprire così il suo discorso nel giorno del Patrono d’Italia, trasformando la cerimonia religiosa in un appello politico e morale per la pace in Medio Oriente.
“Il piano di pace statunitense, già approvato da Israele e condiviso dagli Stati europei, da molti Paesi islamici e dall’Autorità Nazionale Palestinese, potrebbe essere accolto anche da Hamas”, ha detto la premier, ricordando il ruolo del Qatar nella mediazione. “Questo significherebbe vedere cessare le sofferenze della popolazione civile palestinese e il rilascio degli ostaggi israeliani, trattenuti ormai da due lunghissimi anni.” Meloni ha poi ribadito la posizione dell’Italia: “Il nostro Paese è in prima linea nel sostegno umanitario alla popolazione palestinese e rimane un interlocutore credibile per tutti gli attori coinvolti, senza cedere alla contrapposizione frontale che molti invocano.”
Nel cuore del suo discorso, il richiamo diretto al messaggio francescano. “San Francesco ci insegna che si deve tentare di parlare con tutti, anche con chi può sembrare un avversario o addirittura un nemico”, ha sottolineato la premier. “Dove finisce il dialogo e si esaurisce la pazienza con chi è diverso, germoglia il seme della violenza e il virus della guerra.” Tra i Gonfaloni dei Comuni d’Italia e la lampada votiva alimentata quest’anno dall’olio donato dall’Abruzzo, Meloni ha ricordato il legame tra il Santo e l’identità nazionale. “San Francesco è una delle figure fondative dell’Italia”, ha detto. “Ha scritto il testo poetico più antico della nostra letteratura, il Cantico delle Creature, aprendo la via a Dante, Petrarca e Boccaccio. La sua spiritualità ha plasmato la nostra cultura, la nostra arte, la nostra lingua.”
La premier ha poi ricordato la recente decisione del Parlamento di ripristinare il 4 ottobre come festa nazionale: “Un anno fa, il poeta Davide Rondoni chiese di restituire questa giornata al Paese. Il Parlamento ha accolto quell’appello non come un capriccio, ma come un atto d’amore per l’Italia.” Guardando al futuro, Meloni ha annunciato alcune iniziative in vista dell’ottavo centenario della morte del Santo nel 2026: “Dalla digitalizzazione della Biblioteca del Sacro Convento all’intitolazione a San Francesco del nuovo Ponte dell’Industria a Roma, fino ai progetti per i giovani in Africa legati al Piano Mattei”. Ad Assisi, nel nome del Poverello, la premier ha intrecciato fede e diplomazia, memoria e attualità. E la parola “pace” – declinata tra Gaza e il Vangelo – è tornata al centro del messaggio politico italiano.
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