di Mario Tosetti

La Commissione europea prepara nuove misure contro la concorrenza cinese nell’acciaio. Previsti dazi fino al 50%, clausola “buy european” e carbon tax alle frontiere

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Con la fine dell’estate, la Commissione europea rimette sul tavolo il tema dei dazi commerciali. Non più quelli legati all’era Trump, ma un pacchetto di nuove regole mirato soprattutto a contenere la concorrenza cinese nel settore siderurgico. Mercoledì 8 ottobre, l’esecutivo guidato da Ursula von der Leyen presenterà ufficialmente il piano, concepito per arginare la crisi di uno dei comparti chiave della manifattura europea.

A pesare sulle acciaierie del Vecchio Continente sono i prezzi elevati dell’energia, normative ambientali stringenti e la pressione delle importazioni a basso costo, in particolare quelle provenienti da Pechino.

Le tre mosse dell’Unione europea

Il pacchetto elaborato da Bruxelles si fonda su tre pilastri principali:

  • Raddoppio dei dazi sull’acciaio cinese: le importazioni a dazio zero saranno quasi dimezzate, mentre le tariffe sulle quantità eccedenti saliranno dal 25% al 50%, in linea con le misure già adottate da Stati Uniti e Canada.

  • Clausola “buy european”: negli appalti pubblici, almeno il 60% dell’acciaio utilizzato dovrà essere di provenienza europea.

  • Carbon Border Adjustment Mechanism (Cbam): il meccanismo ambientale introdurrà un’imposta sulle importazioni da Paesi con standard ecologici meno rigorosi, così da evitare forme di concorrenza sleale.

Secondo il commissario europeo all’Industria, Stéphane Séjourné, l’Europa non può permettersi di rispettare da sola regole che altri, come Cina e Stati Uniti, hanno ormai abbandonato.

Un settore cruciale per l’economia e la difesa

Le nuove misure si inseriscono in una strategia più ampia che lega la siderurgia non solo alla competitività economica, ma anche ai piani di difesa comuni. Un’industria dell’acciaio solida, infatti, è ritenuta fondamentale per sostenere gli obiettivi di riarmo e garantire autonomia strategica al Vecchio Continente.

Le attuali salvaguardie scadranno il 30 giugno 2026, ma i dati già mostrano la fragilità del settore: tra il 2017 e il 2023 la produzione europea è passata da 160 a 126 milioni di tonnellate, mentre secondo l’Ocse l’eccesso mondiale potrebbe superare i 720 milioni entro il 2027. Con gli Stati Uniti ormai chiusi al mercato cinese, il rischio è che Pechino riversi le proprie esportazioni in Europa.

La voce di Federacciai: “Un passo avanti decisivo”

Il pacchetto Ue è stato accolto positivamente da Antonio Gozzi, presidente di Federacciai, che ha partecipato al recente vertice di Bruxelles con le associazioni di categoria. «È la prima volta che l’Unione offre una protezione così forte all’acciaio europeo», ha commentato, sottolineando come il settore abbia atteso a lungo misure concrete.

A confermare l’attenzione delle istituzioni verso la siderurgia, a novembre due vicepresidenti della Commissione – il francese Séjourné e l’italiano Raffaele Fitto – parteciperanno all’assemblea annuale di Federacciai in Italia.

Il pacchetto di misure passerà ora all’esame del Parlamento europeo e del Consiglio Ue, con una maggioranza già pronta ad accelerare l’iter legislativo: l’adozione ufficiale potrebbe arrivare entro aprile del prossimo anno.

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