di Redazione
Il film sulla vita dei palestinesi di Masafer Yatta non andrà più in onda su Rai3 il 7 ottobre. Secondo indiscrezioni la decisione sarebbe legata a pressioni politiche
Il film No Other Land, vincitore dell’Oscar 2025 e acclamato a livello internazionale, era programmato per la prima serata del 7 ottobre su Rai3. La data non era casuale: coincideva con il secondo anniversario dell’attacco di Hamas contro Israele e la Rai aveva presentato la scelta come un invito alla riflessione e al confronto. Tuttavia, il documentario non andrà in onda nella data prevista. Secondo fonti interne a Viale Mazzini, la decisione sarebbe stata presa dopo una telefonata di natura politica che avrebbe «suggerito» il rinvio, ipotesi che alimenta polemiche e sospetti.
Il contenuto del film
No Other Land racconta la vita dei palestinesi di Masafer Yatta, in Cisgiordania, mostrando demolizioni, violenze e la resistenza quotidiana sotto occupazione israeliana. Diretto e realizzato da un team misto di registi palestinesi e internazionali, il documentario è stato celebrato come un’opera di grande valore civile, capace di dare voce a una comunità spesso invisibile nel dibattito pubblico. All’estero ha ricevuto premi e recensioni entusiaste per il suo approccio umano e documentaristico.
La posizione della Rai
Il dietrofront sulla programmazione è stato improvviso: il film era stato già approvato, annunciato alla stampa e inserito nel palinsesto ufficiale. Per ora, non sono arrivate conferme ufficiali sulle motivazioni del rinvio, ma all’interno dell’azienda cresce il malumore. Molti dipendenti parlano apertamente di censura e di una tendenza a modificare i palinsesti per ragioni di opportunità politica. L’ipotesi attuale è di recuperare la programmazione il 21 ottobre, spostando un altro titolo ritenuto «di minore impatto».
Il contesto in Cisgiordania
Il rinvio avviene mentre la situazione in Cisgiordania resta estremamente tesa. Alcuni dei protagonisti e co-registi del film hanno subito negli ultimi mesi violenze dirette: Basel Adra è stato investito da coloni e ha perso la sua abitazione; Hamdan Ballal è stato arrestato e picchiato dall’esercito israeliano; l’attivista Odeh Hadalin è stato ucciso a colpi di arma da fuoco. Questi episodi rendono ancora più significativo il contenuto del documentario, che all’estero viene considerato un’opera necessaria per comprendere la realtà del territorio, mentre in Italia la sua trasmissione resta sospesa per motivi non chiariti ufficialmente.
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