di Aisha Harrison
Il piano Usa prevede il rilascio degli ostaggi israeliani e la smilitarizzazione di Hamas. Netanyahu conferma che l’Idf resterà nella Striscia, mentre i colloqui tra Israele e Hamas inizieranno lunedì a Sharm el-Sheikh sotto mediazione egiziana.
Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha chiesto azioni rapide per il piano di pace a Gaza, sottolineando che non tollererà ritardi da parte di Hamas e che tutti gli ostaggi israeliani devono essere liberati senza indugi. “Apprezzo che Israele abbia temporaneamente cessato i bombardamenti per dare all’accordo di pace e al rilascio degli ostaggi la possibilità di essere completati. Tutti saranno trattati in modo equo”, ha scritto Trump su Truth, invitando Hamas a muoversi “in fretta”.
Il piano, annunciato dallo stesso Trump, prevede la liberazione degli ostaggi israeliani e la smilitarizzazione di Hamas nella Striscia di Gaza. Netanyahu ha confermato che l’Idf resterà nella Striscia per garantire sicurezza e ordine, mentre Hamas sarà smantellata militarmente o politicamente. Il premier israeliano spera di annunciare il ritorno di tutti gli ostaggi durante la festività di Sukkot, dal 6 al 12 ottobre, e ha ricordato che finora 207 ostaggi sono già stati liberati.
Lunedì 6 ottobre inizieranno a Sharm el-Sheikh i colloqui tra delegazioni israeliane e di Hamas, con mediazione dell’Egitto e del Qatar. La delegazione israeliana sarà guidata dal ministro Ron Dermer e comprenderà rappresentanti dell’Idf, dello Shin Bet e del Mossad, mentre per gli Stati Uniti saranno presenti Jared Kushner e Steve Witkoff. L’obiettivo è definire tempi e modalità dello scambio degli ostaggi e discutere il futuro della Striscia di Gaza.
A Tel Aviv circa 120mila persone si sono radunate in piazza degli Ostaggi per commemorare il secondo anniversario dell’attacco di Hamas e sostenere il ritorno degli ostaggi. In Italia, i 26 attivisti della Flotilla rilasciati in Israele rientreranno questa sera a Roma e Milano. L’attivista Greta Thunberg, prigioniera in Israele dopo il blocco della flottiglia, ha denunciato dure condizioni di detenzione , con scarse forniture di cibo e acqua.
Il ministro della Sicurezza nazionale, Itamar Ben-Gvir, ha intanto minacciato di lasciare il governo se Hamas continuerà a esistere, mentre il ministro delle Finanze, Bezalel Smotrich, ha definito “grave errore” la decisione di avviare i colloqui di pace. Netanyahu li ha convocati per chiarire la linea del governo. Il leader dell’opposizione Yair Lapid ha assicurato che non permetterà a Ben-Gvir e Smotrich di sabotare l’accordo, sostenuto dalla maggioranza della Knesset e del popolo israeliano. Il ritiro progressivo dei riservisti israeliani dall’Idf e la continuazione dei negoziati diplomatici segnano una fase cruciale della crisi. Netanyahu e Trump puntano a finalizzare un accordo che garantisca la liberazione degli ostaggi, il disarmo di Hamas e un cessate il fuoco duraturo, mentre la comunità internazionale osserva con attenzione gli sviluppi.
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