di Velia Iacovino

Il presidente americano ha minacciato l’inferno in caso di risposta negativa

trumpUltimatum di Donald Trump ad Hamas. Il presidente americano ha fissato per le 18, ora di Washington (le 22 Gmt), di domenica 6 ottobre, il termine entro il quale l’organizzazione dovrà pronunciarsi sul piano di pace da lui proposto, minacciando di scatenare l’’’inferno”, in caso venisse respinto. In un post su Truth Trump ha parlato di “ultima occasione”, affermando che “in un modo o nell’altro ci sarà pace in Medio Oriente”.

L’annuncio segue la dichiarazione di martedì scorso, quando Trump aveva parlato di “tre o quattro giorni” concessi a Hamas per rispondere. Il piano prevede la cessazione immediata dei combattimenti e il rilascio entro 72 ore di 20 ostaggi israeliani ancora in vita detenuti da Hamas, oltre ai resti di ostaggi ritenuti morti, in cambio della liberazione di centinaia di palestinesi detenuti a Gaza.  Negoziatori arabi e turchi stanno cercando di convincere Hamas a rispondere positivamente, ma fonti interne al movimento riferiscono di forti divisioni interne con l’ala militare del gruppo propensa a respingere la proposta e quella politica invece disponibile ad accettarla con qualche modifica per quanto riguarda le modalità di rilascio dei prigionieri.

Il piano, articolato in 20 punti e concordato da Trump e dal primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, annunciato alla Casa Bianca lunedì, stabilisce che Hamas non avrà alcun ruolo nel governo di Gaza e lascia aperta la possibilità di uno stato palestinese. Tuttavia, Netanyahu ha successivamente riaffermato la propria opposizione a uno stato palestinese, dichiarando in un video: “Non è scritto nell’accordo. Abbiamo detto che ci opporremo fermamente a uno stato palestinese.” Secondo il piano, una volta raggiunto l’accordo, “tutti gli aiuti saranno immediatamente inviati nella Striscia di Gaza”. Inoltre, viene delineata la futura governance di Gaza: un “comitato palestinese tecnocratico e apolitico” gestirà temporaneamente il territorio, sotto la supervisione di un organismo internazionale transitorio, il “Board of Peace”, che dovrebbe essere presieduto da Trump.

Il piano è stato accolto favorevolmente da leader europei e mediorientali, e l’Autorità Palestinese ha definito gli sforzi del presidente statunitense “sinceri e determinati”. Il Pakistan aveva inizialmente espresso sostegno, ma il ministro degli Esteri pakistano ha poi precisato che i punti annunciati non corrispondono a una bozza presentata da un gruppo di paesi a maggioranza musulmana.

Trump ha inoltre chiarito che, se Hamas non accetterà il piano, Israele riceverà pieno sostegno statunitense per “portare a termine il lavoro di distruzione della minaccia di Hamas”. Anche Netanyahu ha confermato che Israele “porterà a termine il lavoro” se Hamas dovesse rifiutare il piano o non rispettarlo.

La campagna militare israeliana nella Striscia di Gaza è iniziata in risposta all’attacco di Hamas nel sud di Israele del 7 ottobre 2023, che ha provocato circa 1.200 morti e 251 ostaggi. Secondo il ministero della Salute di Gaza, controllato da Hamas, almeno 66.288 persone sono state uccise negli attacchi israeliani dall’inizio delle ostilità. Solo nelle 24 ore precedenti venerdì mezzogiorno, sono state registrate 63 vittime.

Il piano di pace arriva mentre Israele prosegue l’offensiva su Gaza City. Il ministro della Difesa israeliano ha dichiarato che le forze israeliane stanno “stringendo l’assedio” intorno alla città, con l’obiettivo di garantire il rilascio dei rimanenti ostaggi. Centinaia di migliaia di residenti sono stati costretti a evacuare verso un’“area umanitaria” nel sud della città, ma si stima che altre centinaia di migliaia siano rimaste sul posto. Il ministro della Difesa ha avvertito che chi resterà sarà considerato “terrorista e sostenitore del terrorismo”.

James Elder, portavoce dell’Unicef, ha definito “farsesca” l’idea di una zona sicura nel sud di Gaza, sottolineando che “le bombe cadono dal cielo con spaventosa prevedibilità” e che “le scuole, designate come rifugi temporanei, sono regolarmente ridotte in macerie”.

 

 

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