di Carlo Longo

Durante la visita negli USA, Netanyahu ottiene modifiche al piano Trump su Gaza: disarmo obbligatorio per Hamas e permanenza delle forze israeliane nella Striscia

netanyahuLa visita di Benjamin Netanyahu negli Stati Uniti ha prodotto conseguenze immediate sul cosiddetto “piano Trump” per Gaza. Il testo definitivo, diffuso dalla Casa Bianca, è molto diverso dalla bozza circolata pochi giorni prima, rivelata dal Times of Israel. Le modifiche introdotte durante l’incontro tra il premier israeliano e l’ex presidente americano hanno reso l’accordo più favorevole a Israele e molto più difficile da accettare per Hamas.

Il nodo del disarmo di Hamas

Uno dei punti più sensibili riguarda la smilitarizzazione delle Brigate al Qassam, l’ala armata di Hamas. La bozza iniziale prevedeva un’amnistia per i miliziani disposti a rinunciare alla lotta armata o ad abbandonare Gaza. Nel documento ufficiale, invece, è stato inserito un vincolo decisivo: l’amnistia sarà concessa soltanto a chi consegnerà le proprie armi.

Il testo finale parla espressamente di “processo di smilitarizzazione sotto la supervisione di osservatori indipendenti”, elemento assente nella prima versione. Per Hamas, che ha sempre respinto l’idea di un disarmo totale, questo rappresenta una condizione difficilmente negoziabile.

Il ritiro parziale delle forze israeliane

Ancora più significativa è la revisione sul ritiro delle Israel Defense Forces (Idf). Nella bozza originale si parlava di un progressivo sgombero dei territori occupati. Nel piano approvato da Trump e Netanyahu, invece, si introduce il concetto di ritiro “fino alla linea concordata”, con tre fasi di arretramento illustrate da una mappa allegata.

La prima fase prevede un arretramento minimo per facilitare la liberazione degli ostaggi. La seconda scatterà solo dopo il dispiegamento di una forza internazionale di stabilizzazione (Isf). La terza, infine, manterrà le truppe israeliane in una zona cuscinetto all’interno della Striscia, lungo il confine con Israele. Non si parla dunque di un ritiro totale, ma di una presenza militare destinata a restare nel tempo.

Il ruolo marginale di Anp e Qatar

Nel testo definitivo è sparita la clausola che impegnava Israele a non colpire il territorio del Qatar, nonostante le scuse imposte a Netanyahu dopo il raid del 9 settembre a Doha. Quanto alla Cisgiordania, il documento non prende posizione sull’eventuale annessione, limitandosi a rinviare la questione.

L’Autorità nazionale palestinese viene citata solo come attore potenziale in una fase successiva, subordinata però a un programma di riforme che dovrà soddisfare Israele e i suoi alleati.

Stato palestinese, promessa sempre più lontana

Sia la bozza sia la versione finale definiscono l’accordo per Gaza come un “percorso credibile verso l’autodeterminazione palestinese”. Tuttavia, Netanyahu, appena concluso il viaggio negli Stati Uniti, ha ribadito davanti ai suoi sostenitori: “Lo Stato della Palestina non ci sarà mai”. Una frase che chiarisce la distanza tra le dichiarazioni ufficiali contenute nel piano e la linea politica del premier israeliano.

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